Le pensioni nel settore privato

29.03.2024

L'Inps pubblica gli aggiornamenti annuali dell'Osservatorio

L’Inps pubblica una nota che riassume gli ultimi dati dell'Osservatorio sulle pensioni relativi alle pensioni vigenti e alle pensioni liquidate nel 2023.

All'inizio del 2024 nel settore privato (comprendente i lavoratori dipendenti, autonomi e parasubordinati) si registrano 17.775.766  pensioni, di cui 13.632.992 (il 76,7%) di natura previdenziale (vecchiaia, invalidità e superstiti) e 4.142.774 (il 23,3%) di natura assistenziale (invalidità civile, indennità di accompagnamento, pensioni e assegni sociali). La spesa complessiva è pari a 248,7 miliardi di euro, di cui 222,8 miliardi sostenuti dalle gestioni previdenziali e 25,9 miliardi da quelle assistenziali.

Analizzando le tipologie di pensione, si osserva che circa il 69,1% sono pensioni di vecchiaia, di cui poco più della metà (57,3%) erogate a maschi, il 5% pensioni di invalidità previdenziale, di cui il 57% erogato a maschi, e il 25,9% pensioni della categoria superstiti, che presentano un tasso di mascolinità pari al 12,5%. Le prestazioni di tipo assistenziale sono costituite, invece, per il 20,4% da pensioni e assegni sociali, di cui il 37,9% erogate a maschi, e per il 79,6% da prestazioni ricevute da invalidi civili sotto forma di pensione e/o indennità; di queste ultime l’indice di mascolinità è del 42%. Le prestazioni di tipo assistenziale presentano un tasso di mascolinità costantemente inferiore al 50%; questo fenomeno può essere attribuito all'età più avanzata delle donne (con maggior rischio di invalidità) ma anche a una maggiore esposizione di queste alla povertà (mancanza di versamenti sufficienti per la maturazione di una prestazione di tipo previdenziale).

Riguardo alle pensioni di vecchiaia liquidate, si registra un loro andamento decrescente fino al 2014 e un andamento crescente dal 2015 in poi, a fronte dell’andamento crescente dell’età media di pensionamento dovuto all’effetto delle riforme pensionistiche atte a contenere gli effetti dell’invecchiamento della popolazione.

Il numero di pensioni assistenziali, invece, ha una linea di tendenza crescente dal 2003 al 2019, per poi scendere nel 2020, per motivi legati soprattutto alla situazione pandemica, che ha causato rallentamenti negli accertamenti medico-legali per il riconoscimento degli stati di salute a queste riferiti. Anche le percentuali di pensioni assistenziali sul totale hanno una linea crescente (arrivando a valori intorno al 50% dal 2012 al 2019), per poi diminuire nel 2020 al 41% e risalire nel 2023 al 48,6%.

Al livello territoriale, infine, la ripartizione in cui si registra la percentuale più alta di prestazioni pensionistiche in vigore è l’Italia settentrionale (48%), seguita dal Mezzogiorno (30,8%) e dal Centro (19,3%). Il restante 2% delle pensioni viene percepito da persone residenti all’estero.

Categorie: Diffusioni di nuovi dati | Assistenza e previdenza | Inps - Istituto nazionale della previdenza sociale

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