La protezione per le donne vittime di violenza in FVG

La Regione pubblica un report con i dati del 2022 relativi a centri antiviolenza e case rifugio

L’Ufficio di statistica della Regione Friuli Venezia Giulia pubblica un report con i risultati delle indagini sui centri antiviolenza e sulle case rifugio, condotte nel corso del 2022 dall’Istat, in collaborazione con gli Uffici di statistica delle Regioni. Le rilevazioni descrivono, con cadenza annuale, l’offerta pubblica e privata delle strutture nelle quali sono accolte le donne vittime di violenza e i loro figli minorenni. È inoltre presente un approfondimento sul ricorso al numero di pubblica utilità 1522 nell’anno 2022 e nel periodo gennaio-settembre 2023.

Nella pubblicazione si legge che nel 2021 sono attivi 8 centri antiviolenza (Cav) e 16 case rifugio. L’offerta di servizi corrisponde rispettivamente a 0,13 e 0,26 strutture ogni 10 mila donne residenti in regione, e sale a 2,01 e 4,02 per 10 mila, rapportando il dato esclusivamente alle vittime di violenza. Nel corso dell’anno, le donne che si sono rivolte a un Cav della regione sono 2.101, in aumento rispetto al 2020 in cui i contatti erano stati 1.866. Le donne prese in carico e che hanno iniziato un percorso di uscita dalla violenza sono 1.185, in media 148,1 per ogni centro. Tra queste, poco più di un quarto sono straniere e il 68,5 per cento ha figli. I Cav svolgono anche un’importante opera di prevenzione della violenza: il 37,5% dei centri organizza attività di formazione verso l’esterno, il 62,5% svolge interventi di informazione e sensibilizzazione nelle scuole; tre quarti dei Cav organizzano raccolte di dati e documentazione sul fenomeno e quasi tutti mettono in campo iniziative culturali di prevenzione, pubblicizzazione e sensibilizzazione sul fenomeno della violenza sulle donne. Nei Cav trovano impiego 125 persone, più della metà (51,2%) in forma volontaria.

Nel 2022 le chiamate al numero di pubblica utilità 1522 sono 327; il loro ammontare è inferiore a quanto registrato nel 2020 e 2021, ma superiore al periodo pre-pandemico. I dati dei primi nove mesi del 2023 confermano il trend di crescita con 299 chiamate, di cui 97 da parte di vittime, il 31,7 per cento e il 12,8 per cento in più rispetto allo stesso periodo del 2023.