I sistemi di teleriscaldamento e teleraffrescamento in Italia

Il Gse diffonde la prima edizione del rapporto

È online la prima edizione del rapporto Teleriscaldamento e teleraffrescamento in Italia, con il quale il Gestore dei servizi energetici (Gse) offre un aggiornamento sui sistemi di teleriscaldamento (TLR) e teleraffrescamento presenti sul territorio nazionale nel 2017, con informazioni sulla diffusione, le caratteristiche, le diverse tipologie di reti e di impianti e le volumetrie servite.

Nel rapporto si legge che i sistemi di teleriscaldamento in esercizio sono circa 300, diffusi in 240 comuni (soprattutto nelle regioni del Nord), per un'estensione complessiva delle reti di 4.600 km e oltre 9 GW di potenza installata. Considerando il solo settore residenziale, il TLR soddisfa circa il 2% della domanda di prodotti per il riscaldamento e la produzione di acqua calda sanitaria del Paese. La maggior parte degli impianti a servizio delle reti (l'84% della potenza), è alimentata da fonti fossili, la restante parte (16%) da fonti rinnovabili (come biomassa, geotermia e altre) e rifiuti; l'incidenza degli impianti alimentati da fonti rinnovabili, inoltre, diminuisce al crescere della grandezza degli impianti.

Negli ultimi anni si è diffusa anche la presenza di reti di teleraffrescamento, sempre associate a quelle di teleriscaldamento. Le reti di teleraffrescamento in esercizio in Italia sono 32, e si trovano in 28 comuni distribuiti in 8 regioni e province autonome del Centro e Nord Italia. L’estensione di questo tipo di reti è pari in totale a 33,6 km, per una volumetria raffrescata di 8,9 milioni di metri cubi; la potenza complessiva è pari a circa 200 MW. Riguardo alla fonte di energia, si stima che il 91% dell’energia termica impiegata per alimentare sistemi di teleraffrescamento sia prodotta da fonti fossili, il restante 9% da fonti rinnovabili. Inoltre, il 97% dell’energia da fonti rinnovabili è prodotta dalla quota biodegradabile dei rifiuti urbani.