Trust in numbers. Come fidarsi dei numeri nell’epoca della post-verità
Considerazioni sull’indirizzo di saluto di David Spiegelhalter alla Royal Statistical Society
Ricostruire un rapporto di fiducia tra chi rilascia informazioni quantitative e il pubblico che le utilizza, cercando di trasmettere in modo credibile le conoscenze che fondano la loro validità sui numeri. Si tratta di un’impresa nient’affatto scontata secondo David Spiegelhalter, intervenuto sull’argomento nel suo recente indirizzo di saluto alla Royal Statistical Society
Secondo lo studioso britannico, la fiducia dell’opinione pubblica nei dati è minacciata da due criticità fondamentali. Da una parte la debolezza metodologica di certa produzione scientifica, che ricorre alle statistiche per dare rilievo oggettivo ai risultati ottenuti e generalizzarne la portata. Dall’altra la diffusione, soprattutto tramite i media, di racconti basati su “fatti fittizi” o su “prove manipolate”.
La prima criticità, secondo Spiegelhalter, riguarda la “crisi della riproducibilità” dei risultati nei lavori scientifici. La seconda, invece, si riferisce al fatto che, vivendo nella società delle “post-verità”, siamo circondati da fake news e alternative facts messi in circolazione più per alimentare reazioni emotive che giudizi basati su prove. Con la conseguenza che anche le opinioni degli “esperti” possono essere messe in discussione da chiunque, promuovendo così la cultura dello scetticismo generalizzato o della sfiducia pubblica.
Anche l’Istat si confronta da tempo con questioni analoghe a quelle affrontate da Spiegelhalter e ha messo a punto misure utili a rafforzare la credibilità non solo dei propri dati ma anche di quelli dell’intero Sistema statistico nazionale. (leggi tutto)
Mirko Benedetti
Nereo Zamaro
Categorie: Istat - Istituto nazionale di statistica