Fare rete per misurare il disagio socioeconomico a livello territoriale

12.12.2025

La collaborazione tra l’Istat e gli attori territoriali del Sistan rilancia la centralità dei dati granulari a supporto dei decisori pubblici locali

L’importanza della funzione statistica per la conoscenza dei fenomeni e l’assunzione delle decisioni a livello locale ha ricevuto recentemente un rinnovato impulso in ambito Sistan. L’altro ieri, infatti, l’Istat, in collaborazione con un primo gruppo di 25 realtà municipali, ha reso disponibili i risultati di un progetto volto a misurare, in particolare, il disagio socioeconomico degli individui e delle famiglie a livello sub-comunale. Più in dettaglio, in questa prima fase a carattere sperimentale, i Comuni coinvolti nel progetto sono Bari, Bologna, Cagliari, Carpi, Catania, Firenze, Genova, Gorizia, Messina, Milano, Modena, Napoli, Olbia, Padova, Palermo, Parma, Perugia, Prato, Reggio Calabria, Roma, Taranto, Torino, Trieste, Venezia e Verona.

Come è spiegato nella nota informativa e nella nota metodologica che corredano il progetto, il disagio socioeconomico è un fenomeno a carattere multidimensionale. Infatti, si tratta di una “condizione in cui gli individui sperimentano difficoltà a soddisfare adeguatamente le loro necessità di base a causa della carenza o insufficienza delle risorse e delle opportunità di tipo sociale, economico, lavorativo ed educativo”. Per rappresentare un fenomeno così complesso, quindi, sono stati dapprima individuati nove indicatori elementari, che misurano le componenti più rilevanti del disagio socioeconomico. Successivamente, tali indicatori sono stati sintetizzati nell’Indice composito sul disagio socioeconomico (Idise), costruito con la metodologia dell’Adjusted Mazziotta-Pareto Index

Il progetto poggia su un articolato sistema di fonti, valorizzando sia i dati dell’Istat sia quelli di altri soggetti del Sistan, come Inail, Inps, Agenzia delle Entrate, Ministero dell’istruzione e del merito (Mim) e Ministero dell’università della ricerca (Mur). Più in dettaglio, il progetto si basa sull’integrazione dei risultati del Censimento permanente della popolazione e delle abitazioni (Cppa) con le informazioni provenienti da alcune fonti amministrative non anagrafiche, dal Registro statistico di base dei luoghi (Rsbl) e dai Registri statistici tematici sviluppati dall’Istat su reddito, lavoro, istruzione e formazione. Le diverse fonti, inoltre, sono utilizzate in modo integrato col Registro base degli individui (Rbi) e sono geo-codificate alle sezioni di censimento 2021.

I dati impiegati sono caratterizzati da elevati livelli di qualità in termini di accuratezza, puntualità, pertinenza e coerenza. Tali dati, inoltre, sono aggiornabili ogni anno, offrendo così la possibilità di condurre analisi non solo da un punto di vista spaziale ma anche in serie storica. Questa prospettiva d’indagine è destinata sia ad aprire nuove frontiere nello studio dei fenomeni demografici, economici e sociali a livello territoriale sia ad arricchire il patrimonio informativo a supporto delle decisioni dei policy maker locali. 

Già prima del rilascio dei risultati, il progetto ha attirato l’attenzione della stampa, come è accaduto, sia con la pubblicazione di un servizio del Sole 24 Ore sia in occasione della 36° edizione di Qualità della vita, l’indagine statistica organizzata ogni anno dalla stessa testata per fare il punto sul benessere della popolazione a livello territoriale. 

Dopo il rilascio dei primi risultati, il progetto prevede l’avvio di un ciclo di presentazioni in programma sul territorio lungo l’intero 2026, con l’obiettivo di favorire un esteso dibattito sul tema del disagio socioeconomico a livello locale, destinato a coinvolgere studiosi, esperti, rappresentanti delle istituzioni e decisori pubblici. Il primo di questi incontri è il seminario Analisi statistica del disagio socioeconomico nella città di Verona, che si è svolto ieri ed è stato organizzato dall’Istat e dal Comune di Verona. L’evento, patrocinato dalla Provincia di Verona, dall’Usci e dall’Anci Veneto, ha focalizzato l’analisi del fenomeno sulla realtà del capoluogo scaligero, puntando a offrire, come si legge nel programma, “strumenti e opportunità per la policy locale”, in modo da “contrastare il disagio con politiche del territorio basate sui dati”. 

La vasta eco suscitata dal progetto sul disagio socioeconomico, la partecipazione registrata alla sua prima presentazione sul territorio e il dibattito che ne è scaturito attestano il vivo interesse verso statistiche ufficiali di livello così granulare da riuscire a scattare persino la fotografia statistica di singoli quartieri. Tali statistiche, essendo sensibilmente più vicine al vissuto delle persone, rispondono più puntualmente alle esigenze informative dei decisori pubblici locali, configurandosi, come è stato detto a Verona, come “statistiche per il cambiamento”. 

L’offerta di misurazioni ufficiali così disaggregate a livello territoriale, peraltro, non è limitata all’ambito, pur rilevante, del disagio socioeconomico ma investe molti altri fenomeni. A tal proposito, solo per fare qualche esempio, basti ricordare la banca dati Indicatori territoriali per le politiche di sviluppo, che presenta indicatori per regione, macroarea e per le aree obiettivo dei diversi cicli di sviluppo; il sistema multifonte A misura di Comune, che offre una serie di indicatori comunali, provinciali e regionali utili per i compiti di programmazione e gestione degli enti locali; le nuove Previsioni demografiche comunali, che trovano impiego tra i policy maker per la conoscenza delle tendenze di invecchiamento della popolazione, la programmazione sanitaria, l’organizzazione delle strutture scolastiche e la rete dei trasporti; il Registro esteso Frame-territoriale, che contiene le principali variabili economiche delle imprese a livello territoriale per Comune e settore di attività; l’Indice di fragilità comunale, uno strumento di lettura del territorio molto apprezzato dagli amministratori locali; il sistema di indicatori Bes dei territori (BesT); il Municipal Administration Quality Index (Maqi), un indice composito costruito con la metodologia Adjusted Mazziotta-Pareto Index, che, aggregando 11 indicatori statistici, elaborati sulla base di dati dell’Istat, del Ministero dell’Economia e delle finanze (Mef) e del Ministero dell’Interno, misura la qualità amministrativa dei Comuni italiani, lungo le tre dimensioni fondamentali del capitale umano, della leadership politica e delle finanze pubbliche locali. 

In questo scenario di crescente disponibilità di statistiche ufficiali granulari, inoltre, è rilevante che i dati prodotti dall’Istat e dagli enti del Sistan siano valorizzati anche da soggetti esterni al Sistema statistico nazionale, per produrre output informativi caratterizzati da un’analoga, forte disaggregazione a livello geografico. A tal proposito, basti pensare all’Indice del rischio di corruzione dell’Anac oppure, sul versante della stampa specializzata, all’Indice della qualità della vita del Sole 24 Ore o alla Classifica della qualità della vita di Italia Oggi

Il fermento di misurazioni granulari con cui la statistica ufficiale sta rispondendo alla crescente complessità delle esigenze informative del nostro tempo è proiettato al futuro. Infatti, oltre alle iniziative già in essere, se ne contano molte altre in programma, che impegneranno congiuntamente l’Istat e i soggetti del Sistan. Tra queste, in particolare, si segnalano quelle presentate di recente in occasione dell’evento I numeri dei Comuni. Statistiche granulari per comprendere e decidere, organizzato a Bologna nell’ambito dell’ultima Assemblea dell’Associazione nazionale Comuni italiani (Anci). Si tratta, più in dettaglio, di una serie di attività di collaborazione tra Anci, Fondazione Ifel e Istat, volte a rafforzare l’utilizzo dei dati statistici per studiare lo stato e le prospettive di evoluzione dei seguenti, fondamentali ambiti tematici dell’Agenda dei Comuni italiani: economia e finanza locale; questione abitativa e mobilità sostenibile; welfare locale nelle politiche sociali e sociosanitarie e sicurezza urbana integrata. 

Queste sinergie tra l’Istat e gli attori del Sistema contribuiranno a fare del Sistan la “casa comune” dei dati di qualità, prodotti per servire la collettività nelle sue specifiche articolazioni geografiche. Infatti, come ha osservato Matteo Mazziotta, a capo della “Direzione Sistan e territorio” dell’Istat, “le statistiche ufficiali sul territorio consentono di affrontare con cognizione di causa le scelte cui sono chiamati gli amministratori locali per migliorare le condizioni di vita delle nostre comunità, supportare eventuali riprogrammazioni delle risorse e promuovere un dibattito pubblico informato e consapevole”.

Mirko Benedetti

Categorie: Attività istituzionali | Innovazione e metodologia | Istat - Istituto nazionale di statistica

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