L’inflazione in Friuli-Venezia Giulia
La Regione pubblica una nota con i dati aggiornati al I semestre 2025
L’Ufficio di statistica della Regione Friuli Venezia Giulia illustra in una nota l’andamento dell’inflazione, analizzando i dati dell’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività diffusi dall’Istat.
Nel corso del 2024, la crescita tendenziale dei prezzi al consumo in Friuli-Venezia Giulia si attesta al +1,2%, in forte calo rispetto al +5,4% del 2023. Le riduzioni più ampie riguardano i prezzi di prodotti alimentari e bevande analcoliche (dal +10,1% al 2,4%) e dell’abitazione, acqua, elettricità e combustibili (dal +1,2% al -5,3%). Quest’ultima è l’unica divisione di spesa, assieme a quella delle comunicazioni (che passa dal -0,1% al -5%), in cui si rileva un calo dei prezzi rispetto al 2023. I maggiori rincari si rilevano, invece, nei servizi ricettivi e di ristorazione (+4,3%) e negli altri beni e servizi (+2,7%) dove, in particolare, i prezzi delle assicurazioni crescono in un anno del 9,6%, quelli degli effetti personali del 4,5% e quelli dell’assistenza sociale del 4,1%. A livello provinciale, l’inflazione è più bassa nell’udinese (+1%) mentre nelle altre province il tasso oscilla tra l’1,4 e l’1,5%.
Il 2025 si apre con un aumento dell’indice generale a gennaio, che nella regione cresce dell’1,7% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Nei mesi successivi gli aumenti tendenziali continuano a salire fino a raggiungere il +2% a marzo e aprile. Dopo una lieve decelerazione a maggio, a giugno l’inflazione risale leggermente portandosi all’1,9%, soprattutto per effetto dell’accelerazione dei prezzi di prodotti alimentari e bevande analcoliche (+3,9%) e della dinamica dei trasporti, la cui flessione si riduce dal -2,4% al -0,9%. A giugno 2025, la variazione tendenziale dei prezzi si attesta sopra la media regionale nella provincia di Udine (+2,1%), dove, in particolare, crescono in misura più accentuata rispetto agli altri territori i prezzi di servizi ricettivi e di ristorazione (+7,0%) e dell’istruzione (+3,7%).
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