La socializzazione organizzativa

17.04.2025

Online lo studio dell'Inapp che analizza la socializzazione nel mondo del lavoro nell'era tecnologica

L’Inapp diffonde lo studio Generazioni e socializzazione organizzativa nell’era tecnologica, che approfondisce il tema della socializzazione nei contesti lavorativi, alla luce delle profonde trasformazioni in atto connesse allo sviluppo di tecnologie sempre più avanzate e al progressivo invecchiamento della forza lavoro. La pubblicazione, che si basa sulle evidenze scaturite da alcune recenti ricerche quantitative e indagini dell'Inapp, adotta un approccio multidimensionale, analizzando dal lato dei lavoratori la risposta alle pratiche di socializzazione organizzativa e da quello delle imprese le strategie implementate per facilitare tale processo.

Un effetto importante dell’invecchiamento della forza lavoro e dell’uscita dal mondo del lavoro a una età più avanzata è la compresenza di più generazioni nello stesso luogo lavorativo. Alla base dello studio vi è l’assunto che promuovere lo scambio tra generazioni nei luoghi di lavoro renda più facile il superamento delle importanti sfide che, nel contesto delle innovazioni tecnologiche e della sempre maggiore espansione dell’intelligenza artificiale, si trovano oggi ad affrontare le organizzazioni lavorative, come la sopravvivenza sul mercato del lavoro, la competizione esterna, nazionale e internazionale, l’occupabilità dei lavoratori, in particolare di quelli più maturi.

Riguardo ai lavoratori, il tema della socializzazione organizzativa è affrontato attraverso un’analisi del livello di soddisfazione per il proprio lavoro (considerando fattori come il clima lavorativo, il rapporto con colleghi e superiori, i compiti e mansioni svolte, le prospettive di lavoro e carriera) e dell'impatto delle innovazioni tecnologiche sul benessere dei lavoratori.

Nel 2022, secondo i dati dell’indagine Inapp Plus, oltre l’85% dei lavoratori occupati si è dichiarato soddisfatto del proprio lavoro, con livelli elevati per il clima lavorativo e le relazioni interpersonali (87%) e per l’interesse verso le mansioni svolte (83%). Tuttavia, la soddisfazione scende in riferimento allo sviluppo delle competenze (79,5%) e alle opportunità di carriera (64,4%). In particolare, sono le donne over 50 a mostrare una minore soddisfazione in queste ultime dimensioni rispetto agli uomini. Il buon esito della socializzazione è legato anche al titolo di studio posseduto dal lavoratore e al fatto di risiedere nel Nord Italia. I laureati esprimono maggiore soddisfazione in tutte le dimensioni, con i divari più marcati in relazione alle prospettive di carriera (76,9% contro 63,3% dei diplomati e 55,7% con licenza media) e allo sviluppo delle competenze (89,3% rispetto a 80,4% e 71,2%).

Inoltre sono le donne, in particolare residenti nel Nord Italia, in possesso di diploma e che lavorano nel settore dei servizi a svolgere un ruolo chiave nei processi di socializzazione, assumendo il ruolo di memoria storica e di mentore per i più giovani. L’analisi evidenzia anche un forte senso di benessere legato alla digitalizzazione dei processi di lavoro, attribuibile per la maggior parte alla flessibilità lavorativa, alla possibilità, con il lavoro agile, di riuscire a conciliare i tempi di vita con quelli di lavoro, di collaborare con i colleghi anche a distanza e in tempi brevi. Il benessere legato all’innovazione tecnologica è meno evidente però per le donne e aumenta al crescere del titolo di studio per entrambi i generi.

Tra le strategie indicate dalle imprese per sostenere la motivazione e produttività dei lavoratori lungo tutto l’arco della vita, alcune sono riconducibili alla socializzazione dei propri dipendenti. Il 59,8% delle imprese, infatti, incentiva il lavoro di gruppo, il 43,4% favorisce pratiche di socializzazione con superiori e colleghi, che rafforzano la coesione e le relazioni all’interno dei team, il 42% privilegia il trasferimento intergenerazionale delle competenze e il 32,7% pratica la condivisione di esperienze e competenze lavorative. Poco meno della metà delle imprese adotta pratiche di collaborazione intergenerazionale, come il mentoring e il reverse mentoring (inversione dei ruoli tradizionali di mentore e allievo).

Un altro punto di forza è l’importanza crescente attribuita alle soft skill, soprattutto da parte delle imprese più innovative che cercano di bilanciare le competenze tecniche e digitali con quelle relazionali. L’innovazione tecnologica, inoltre, ha favorito la socializzazione e lo sviluppo delle competenze, migliorando la comunicazione interna e l’integrazione, soprattutto per i nuovi assunti.

Categorie: Diffusioni di nuovi dati | Nuove rilevazioni, studi, ricerche | Lavoro | Inapp - Istituto nazionale per l'analisi delle politiche pubbliche

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