Il lavoro domestico in Friuli-Venezia Giulia
L’Ires pubblica una nota con i dati del 2023
L’Ires Friuli-Venezia Giulia analizza in una nota i dati provenienti dall’Osservatorio sul lavoro domestico dell’Inps, basati sui contributi previdenziali versati dai datori di lavoro.
Nel 2023, i lavoratori domestici che hanno ricevuto almeno un versamento contributivo nell’anno sono 19.375, in calo del 10% rispetto al picco del 2021 (21.980) favorito dalla necessità di contratti regolari che autorizzassero gli spostamenti durante il lockdown e dalla normativa per l’emersione di rapporti irregolari. Nell’arco di dieci anni si osserva comunque una crescita di circa 3.500 unità (+22% rispetto al 2014) legata al processo di invecchiamento della popolazione che ha determinato un’espansione della domanda di lavoro domestico. Per quanto riguarda la tipologia di attività, nel 76% dei casi si tratta di assistenza alle persone svolta da “badanti”; tale incidenza è sensibilmente cresciuta nel tempo (era il 63,7% nel 2014) ed è la più elevata a livello nazionale dove si osserva, al contrario, una leggera prevalenza della tipologia delle persone che si occupano della cura della casa (“colf” in cui rientrano anche cuochi, maggiordomi, ecc.).
Tra i lavoratori domestici le donne sono il 95% del totale, in maggioranza straniere (70%); ma, nell’ultimo decennio, la componente italiana passa dal 23,4% del 2014 al 30,4% del 2023, anche a seguito dell’aumento delle acquisizioni della cittadinanza italiana. Il 31% delle lavoratrici domestiche ha più di 60 anni e i rapporti di lavoro che prevedono un orario settimanale superiore alle 35 ore sono appannaggio quasi esclusivo delle donne straniere. Nel 2022, il 26,1% delle lavoratrici domestiche straniere proviene dalla Romania, il 19,5% dall’Ucraina e il 10,6% dalla Georgia. Nella provincia di Trieste il maggior numero di lavoratrici è di nazionalità serba (17,6%) mentre a Udine prevalgono le ucraine (24,2%).
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