Profilo e condizione occupazionale dei dottori di ricerca

29.09.2022

Il Consorzio Interuniversitario AlmaLaurea diffonde il rapporto 2022

Il rapporto Profilo dei dottori di ricerca, a cura del Consorzio Interuniversitario Almalaurea, offre una fotografia approfondita delle principali caratteristiche dei circa 4.300 dottori di ricerca che hanno conseguito il titolo nel 2021, provenendo da 33 atenei degli 80 aderenti ad Almalaurea. La pubblicazione, inoltre, descrive i risultati occupazionali raggiunti nel 2021 da circa 5.250 dottori di ricerca che hanno conseguito il titolo nel 2020.

In Italia il numero di dottori di ricerca è pari allo 0,5% della popolazione in età lavorativa (di età tra i 25 e i 64 anni). Il dato è molto basso e il nostro paese nel confronto internazionale è agli ultimi posti, superando solo la Turchia, la Lettonia e il Messico. Negli ultimi anni il numero di dottori di ricerca in Italia è andato anche calando, dagli oltre 10.000 del 2017 ai quasi 8.000 del 2021, un dato attribuibile principalmente alla riduzione dei posti senza borsa di studio.

Riguardo alle aree disciplinari, il 27,6% dei dottori di ricerca fa parte dell’area delle scienze della vita, il 22,9% dell’area di ingegneria, il 19,1% dell’area delle scienze di base, il 16,8% dell’area delle scienze umane e, infine, il 13,6% dell’area delle scienze economiche, giuridiche e sociali. Si osserva una crescente attenzione verso i dottorati innovativi, che puntano a una migliore integrazione della ricerca con i bisogni del sistema produttivo, con i contesti internazionali e a una maggiore contaminazione delle discipline. Riguardo ai generi, emerge che tra i dottori di ricerca del 2021 le donne rappresentano il 49,1%.

Riguardo agli esiti occupazionali, a un anno dal conseguimento del titolo di dottore di ricerca, il tasso di occupazione è complessivamente pari al 90,9%, in aumento di 1,9 punti percentuali rispetto a quanto rilevato nel periodo pre-pandemico (nel 2019 per i dottori di ricerca del 2018). I livelli occupazionali dei dottori di ricerca sono decisamente più elevati di quelli dei laureati di secondo livello. Nel 2021, infatti, i laureati di secondo livello presentano un tasso di occupazione pari al 74,6% a un anno dal titolo di studio (-16,3 punti percentuali rispetto ai dottori di ricerca) e all’88,5% a cinque anni (valore prossimo a quello rilevato per i dottori di ricerca a un anno dal titolo). Si osserva quindi che la formazione post-lauream rappresenta un valore aggiunto e una tutela contro la disoccupazione.

Quanto ai settori lavorativi, il 65,8% dei dottori di ricerca è occupato nel settore pubblico, il 31,6% in quello privato, il restante 2,4% nel settore non profit. Il 13,6% dei dottori di ricerca lavora, a un anno dal titolo, all'estero, un valore che oscilla tra il 9,6% dei cittadini italiani e il 46,2% dei cittadini esteri.

Categorie: Diffusioni di nuovi dati | Istruzione e formazione | Consorzio interuniversitario AlmaLaurea

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