L’economia del Friuli-Venezia Giulia
La Banca d’Italia pubblica l’edizione 2025 del rapporto
L’economia del Friuli-Venezia Giulia fa parte della serie di volumi annuali intitolata Economie regionali, a cura della Banca d'Italia, dedicata all’analisi della struttura economica e finanziaria delle economie locali. Le pubblicazioni, contenenti dati riferiti in massima parte al 2024 e all’inizio del 2025, sono basate sull’elaborazione di varie fonti di dati, tra cui le statistiche ufficiali prodotte da Inps, Ministero dello sviluppo economico, Istat e Agenzia delle entrate.
Nel 2024, l’attività economica in Friuli-Venezia Giulia torna a crescere debolmente. Nel confronto con il 2023, il prodotto della regione aumenta dello 0,5%, un valore lievemente inferiore a quello nazionale (+0,7%), con il conseguente ampliamento di un divario negativo di crescita rispetto all’Italia registrato tra il 2007 e il 2023. Sulla scarsa crescita pesa il calo per il terzo anno consecutivo dell’attività industriale il cui valore aggiunto diminuisce dell’1,2% rispetto al 2023, soprattutto per la flessione delle esportazioni, che interessa tutti i principali settori di specializzazione della regione, a eccezione della cantieristica. Il settore edile continua invece a crescere (+1,1%), seppure a ritmi meno intensi per il ridimensionamento delle attività del comparto residenziale, legato alla cessazione degli incentivi del Superbonus.
Nel corso del 2024, gli occupati riprendono ad aumentare (+1,5%), in linea con la crescita media del Paese. L’incremento riguarda esclusivamente la componente femminile (+3,0%) a fronte di una sostanziale stabilità di quella maschile. Il tasso di occupazione sale al 69,8%, con una riduzione del divario di genere che scende poco sotto i 12 punti percentuali. Il tasso di occupazione per titolo di studio evidenzia il valore più elevato tra i lavoratori laureati (85%) che, in prospettiva, risultano più esposti ai rischi e ai benefici connessi con la diffusione dell’intelligenza artificiale nei processi lavorativi. Il reddito disponibile delle famiglie, infine, cresce del 2,9% a valori correnti e dell’1,6% in termini reali, con un aumento del potere d’acquisto per la dinamica contenuta dei prezzi al consumo.
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