L'economia dell'Umbria

25.06.2024

La Banca d'Italia pubblica il rapporto sull'economia regionale

Tipo di prodotto: Rapporto
Periodo di riferimento: 2023
Anno di edizione: 2024
Disponibile su: https://www.bancaditalia.it/

 

L’Economia dell’Umbria fa parte della collana Economie regionali, che riunisce le pubblicazioni dedicate a ciascuna regione italiana messe a punto dai Centri studi territoriali della Banca d’Italia

Nel 2023 l’attività economica umbra rallenta. Il prodotto interno lordo aumenta di circa mezzo punto percentuale. L’incremento, concentrato nel primo trimestre, è inferiore rispetto a quello osservato nel Paese (0,9 %). Dalla primavera dello stesso anno l’indicatore Regio-coin, che misura la dinamica di fondo dell’economia regionale, entra in territorio negativo. L’andamento dell’attività risente della debolezza della domanda interna ed estera e del marcato incremento del costo dei finanziamenti. Sulle prospettive dell’economia regionale grava anche la negativa dinamica demografica in atto da circa un decennio, unita al progressivo invecchiamento della popolazione.

L’attività agricola regionale si riduce a causa delle sfavorevoli condizioni meteorologiche. Nell’industria le vendite sono penalizzate dalla debolezza degli ordinativi. La maggior parte delle aziende diminuisce gli investimenti; quelli in tecnologie avanzate rimangono tuttavia elevati.

Nel 2023 prosegue la fase di espansione dell’edilizia, che ha beneficiato dell’accelerazione nella realizzazione delle opere pubbliche e, nell’ultima parte dell’anno, dei lavori di riqualificazione delle abitazioni in vista della riduzione degli incentivi fiscali. Nel terziario l’attività rallenta; il settore continua a essere sostenuto dal turismo, che nell’ultimo biennio ha mostrato una vivacità molto più marcata rispetto al passato e al resto del Paese. Le presenze e gli arrivi toccano i livelli più elevati di sempre, grazie a una crescita estesa a tutto il territorio regionale, più intensa per le strutture extralberghiere.

L’occupazione riprende a crescere, grazie al significativo incremento dei lavoratori dipendenti a tempo indeterminato. Il calo degli inattivi porta il tasso di partecipazione a un valore elevato nel confronto storico. I consumi delle famiglie crescono però a ritmi inferiori rispetto al biennio precedente.

Il reddito disponibile delle famiglie si riduce per effetto dell’inflazione. Le compravendite di abitazioni diminuiscono anche per la maggiore onerosità dei mutui. Aumentano, invece, gli acquisti di beni durevoli, sostenuti dall’ancora robusto ricorso alle forme di finanziamento dedicate. Il rialzo dei tassi di interesse induce le famiglie a trasferire una parte dei depositi in conto corrente verso strumenti più remunerativi, in particolare titoli di Stato.

 

 

Categorie: Imprese: struttura e competitività | Umbria

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