Rapporto famiglie e lavoro

11.02.2022

Anpal servizi diffonde il rapporto con dati relativi al 2020

Tipo di prodotto: Rapporto annuale
Periodo di riferimento: anno 2020
Anno di edizione: 2022
Disponibile su: www.anpalservizi.it

L’Anpal Servizi diffonde l'ottavo Rapporto famiglie e lavoro, che offre un quadro della partecipazione delle famiglie al mercato del lavoro, trattando il tema dell'occupazione e altri aspetti collegati. Tra questi, le famiglie in situazione di potenziale fragilità materiale e le caratteristiche sociali e occupazionali delle persone che vi fanno parte, i giovani Neet (giovani tra i 18 e i 29 anni che non studiano e non lavorano) e l'esclusione sociale, il livello di partecipazione delle donne al mercato del lavoro. Il rapporto, incluso nel Programma statistico nazionale 2020-2022, riporta dati relativi al 2020 con approfondimenti al livello territoriale.

Nella pubblicazione si legge che, a seguito dell’aumento dell’inattività che si è verificato nel corso della crisi pandemica, tra il 2019 e il 2020 le famiglie con uno o più componenti attivi passano da 16 milioni 709 mila a 16 milioni 439 mila (-270 mila, pari al -1,6%). La contrazione dell’occupazione si riflette anche in un calo significativo delle famiglie con almeno una persona in cerca di occupazione, che passano da 2,2 milioni (l’8,6% del totale delle famiglie) a 2 milioni 17 mila a (il 7,7%), con una riduzione di 145 mila unità. Le persone non occupate che non cercano un’occupazione, invece, tra il 2019 e il 2020 crescono, passando da 26,1 milioni a 26,8 milioni (+711 mila unità, pari al +2,7%).

Considerando esclusivamente i componenti dei nuclei familiari in età da lavoro, il totale degli individui che perde il lavoro nel corso del 2020 è pari a 974.300, il 7,6% in più rispetto al 2019. Le tipologie familiari maggiormente interessate da questo fenomeno sono le coppie con figli (55,6%) e le persone sole (15%). Inoltre, tra le famiglie con almeno un componente che ha perso il lavoro, più del 10% è formata esclusivamente da stranieri.

Le famiglie che non hanno al loro interno né percettori di redditi o pensioni da lavoro né percettori di altre forme di sostegno al reddito (che non hanno componenti sopra i 65 anni e in cui sono presenti soggetti in età di lavoro) sono nel 2020 2.042.758. Tale gruppo può essere definito in condizione di potenziale fragilità materiale e rappresenta il 12,8% delle famiglie considerate, un valore in aumento rispetto al 2019 (+12%) e in controtendenza rispetto al calo osservato continuativamente a partire dal 2014.

Nel 2020, nella classe d’età 15-29 anni, i Neet sono 2,1 milioni, il 23,3% del totale, il dato più alto al livello europeo. Anche l'abbandono scolastico è un fenomeno rilevante e in crescita: nel 2020 le famiglie con componenti 18-24enni con almeno un giovane che possiede al massimo una licenza di scuola media inferiore e che non partecipa ad alcun percorso di istruzione o formazione, o Elet (Early Leavers from Education and Training), sono 497 mila (il 14,4% del totale). Si tratta di condizioni che espongono i giovani a situazioni di esclusione sociale. Il profilo socioeconomico delle famiglie coinvolte, sia nel caso dei Neet che degli Elet, è segnato dalla ridotta presenza di occupati e dai bassi livelli di scolarizzazione; l’analisi territoriale rivela che queste famiglie sono maggiormente concentrate nelle regioni meridionali.

Dal punto di vista dell'analisi di genere, il rapporto mette in luce un aspetto particolare, evidenziando quante sono in Italia le famiglie a trazione femminile, in cui, cioè, risulta predominante il ruolo professionale ed economico della donna.

Considerando le famiglie composte da coppie con e senza figli e con entrambi i coniugi/conviventi occupati dipendenti (3 milioni 164 mila), le famiglie in cui risulta più alto il livello di competenze della donna rispetto all’uomo rappresentano il 26,2% del totale, pari a 828 mila unità. La percentuale scende al 21,4%, pari a 667 mila unità, se si considerano le famiglie in cui è maggiore la retribuzione della donna rispetto al proprio coniuge/convivente. Nelle famiglie in cui la donna ha un ruolo economico prevalente, inoltre, è più frequente che sia la donna a lavorare a tempo pieno laddove il coniuge è occupato a tempo parziale (10% dei casi, a fronte di un’incidenza pari al 2,5% per il totale del gruppo analizzato).

Categorie: Diffusioni di nuovi dati | Lavoro | Sviluppo Lavoro Italia S.p.A.

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